La Sacra Famiglia è l’unica chiesa cattolica presente nella Striscia di Gaza. Si trova nella zona nord-occidentale della città e, per oltre un anno e mezzo, era stata in larga parte risparmiata dai bombardamenti israeliani che hanno invece distrutto la città circostante. La parrocchia è guidata dal parroco padre Gabriel Romanelli insieme ad altri due sacerdoti, e da cinque suore appartenenti a due congregazioni. Il complesso comprende la chiesa, una grande scuola che in tempo di pace ospitava più di 500 studenti, gli alloggi dei religiosi e altri edifici secondari. Le strutture sono disposte attorno a un cortile che include anche un campo sportivo e che, prima della guerra, veniva utilizzato per numerose attività. All’inizio del conflitto, nell’ottobre 2023, la Sacra Famiglia ha iniziato subito ad accogliere persone in fuga dai bombardamenti. Poiché anche nelle precedenti guerre la parrocchia aveva fatto da rifugio ai civili, i sacerdoti mantenevano sempre una scorta di cibo, che ha permesso di sostenere le famiglie nei primi giorni dell’emergenza. Nei mesi successivi Israele ha condotto varie operazioni militari nel tentativo di svuotare il nord della Striscia, ordinando più volte alla popolazione di lasciare Gaza City. Padre Romanelli e i suoi confratelli, però, hanno sempre scelto di restare e di dare ospitalità al maggior numero possibile di persone. Oggi circa 450 persone, cristiani e musulmani, per lo più disabili, anziani e bambini, hanno trovato rifugio nella parrocchia e vivono lì, stretti gli uni agli altri, sperando nella fine delle ostilità. «Dio – afferma padre Gabriel Romanelli – continua a chiederci di servirlo nella persona dei poveri, e noi continuiamo a farlo». I sacerdoti sono rimasti fedeli a questa scelta anche se non sono mancate prove dolorose. La stesse che vivono tantissimi innocente su quel tormentato lembo di terra. Nell’estate 2024 le bombe hanno centrato la scuola della Sacra Famiglia, luogo di rifugio per centinaia di civili, a 4 Km dalla chiesa. Infine lo scorso 17 luglio, un colpo di artiglieria ha fatto crollare parte del tetto della parrocchia, uccidendo tre persone e ferendone gravemente sei. All’inizio della guerra Romanelli si trovava a Betlemme, fuori dalla Striscia di Gaza, ed è potuto rientrare nella sua parrocchia soltanto nel maggio 2024, accompagnato dal patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, la massima autorità della Chiesa cattolica in Israele, Palestina, Giordania e Cipro. Pizzaballa ha visitato più volte la Sacra Famiglia con permessi speciali, celebrando tra l’altro la Messa di Natale del 2024.
Su invito di mons. Marco Prastaro, la Caritas diocesana promuove una raccolta fondi a sostegno del Patriarcato Latino di Gerusalemme, per aiutare le famiglie rifugiate nella parrocchia latina di Gaza City. «Ogni gesto di carità è una luce di speranza» – ha scritto padre Romanelli – ricordando che, a due mesi dalla fragile tregua tra Israele e Hamas, la situazione a Gaza resta estremamente drammatica e che, con l’arrivo dell’inverno, le condizioni umanitarie sono destinate a peggiorare. Non mancano comunque piccoli segnali positivi: «I beni di prima necessità stanno affluendo con maggiore facilità e questo ha portato a una costante diminuzione dei prezzi», racconta il parroco, che insieme ai suoi collaboratori ha ripreso la distribuzione degli aiuti alle famiglie della zona. Le preoccupazioni rimangono però molto grandi: anzitutto la fragilità della tregua, «più volte violata con scambi di colpi tra le parti», e l’incertezza sulla ricostruzione. «Ogni gesto di carità è una luce di speranza». Non lasciamoli soli. Facciamo la nostra parte.
Beppe Amico

