Dedichiamo più tempo al Creato

Viviamo la prima edizione della “Giornata sociale dei cattolici astigiani” in occasione del Tempo del Creato 2022; appuntamento Sabato 24 al mattino nel saloncino del seminario di Asti. A tema il valore del pane e tre domande per il confronto.

“Giornata sociale dei cattolici astigiani”? Questa è la formula magica che è stata tirata fuori dagli uffici del terzo settore nella loro programmazione annuale per introdurre una nuova iniziativa a cadenza annuale, volta a convocare la comunità cristiana su temi sociali e di attualità. Inutile dire che ricalca in forma ridotta la “Settimana Sociale dei Cattolici Italiani”, che si tiene periodicamente e che è stata recentemente ospitata dalla diocesi di Taranto.

Come la Settimana Sociale, anche la Giornata sociale si propone di far confrontare le diverse anime del cattolicesimo su una problematica di attualità e di produrre pensiero, interventi e linee di azione, come contributo alla società civile e politica.

Pertanto la Giornata ha un “prima” e un “dopo”, che quest’anno sarà per forza un po’ ridimensionato, dato che si è scelto di partire dal tema della salvaguardia del creato, che occupa un intero mese (il cosiddetto “Tempo del creato”) fino al 4 ottobre. Il prima è fatto dalla predisposizione di materiale di approfondimento perché le persone che partecipano alla giornata possano prepararsi. Inoltre è fatto da alcuni spunti di riflessione, che vengono girati a tutte le parrocchie, ai movimenti e associazioni ecclesiali, agli ordini religiosi e agli uffici diocesani con la possibilità di produrre riflessioni e proposte in quanto realtà organizzate.

Il “dopo” invece è fatto di sintesi, di un documento conclusivo e di proposte di azione da girare di volta in volta ai soggetti delle società civile chiamati in causa a seconda del tema.

L’appuntamento centrale sarà sabato 24 settembre al mattino a partire dalle 9.30 nel saloncino del seminario. Il vescovo condurrà un momento di preghiera iniziale, già finalizzato al tema, seguito da due riflessioni sul valore del pane nella tradizione biblica (suor Elisa Cagnazzo biblista) e uno sul suo valore nella tradizione umana (Valentina Porcellana, antropologa). Seguiranno interventi di parrocchie, movimenti e associazioni ecclesiali o uffici pastorali a partire da tre domande che prendono spunto dal messaggio dei vescovi per la giornata e che riportiamo qui a fianco. Segue il dibattito.

Invitiamo fin da ora le varie “anime” della comunità cristiana della diocesi a esprimersi in merito a uno o più dei tre punti, inviando la loro riflessione a dinbarberis@libero.it o a scalfarifrancesco16@gmail.com e precisando se intendono essere presenti quel sabato per leggerla direttamente.

Tre spunti per il confronto

 “Ogni giorno viviamo a motivo di ciò che riceviamo: chi non si sente grato diventa ingiusto, gretto, autocentrato e prevaricatore. È quanto ci insegna la parabola del «servo ingrato» (Mt 18,23-35). Siamo tutti a rischio di diventare come colui a cui è stato condonato un debito abnorme – diecimila talenti – ma, a sua volta, è incapace di fare grazia a chi gli doveva una quantità irrisoria di denaro. E questo perché non si è fatto realmente «sconvolgere» dalla generosità del padrone, né si è lasciato invadere dalla gratitudine: ha vissuto come se non avesse ricevuto nulla; ha continuato a pretendere, tenendo stretto per sé ciò che ha ricevuto, non come dono, ma come diritto. Più che ingiusto è stato ingrato”

Come Chiesa come possiamo far crescere la solidarietà e la condivisione sul nostro territorio?

“Mangiare con altri significa allenarsi alla condivisione. A tavola si condivide ciò che c’è. Quando arriva il vassoio il primo commensale non può prendere tutto. Egli prende non in base alla propria fame, ma al numero dei commensali, perché tutti possano mangiare. Per questo mangiare insieme significa allenarsi a diventare dono”.

Come si può sensibilizzare in modo efficace l’opinione pubblica sulle diseguaglianze mondiali create da una distribuzione di risorse che avvantaggia una parte del mondo rispetto ad un’altra?

“Chi non è grato non è misericordioso. Chi non è grato non sa prendersi cura e diventa predone e ladro, favorendo le logiche perverse dell’odio e della guerra. Chi non è grato diventa vorace, si abbandona allo spreco, spadroneggia su quanto, in fondo, non è suo ma gli è stato semplicemente offerto. Chi non è grato, può trasformare una terra ricca di risorse, granaio per i popoli, un teatro di guerra, come tristemente continuiamo a constatare in questi mesi. Una guerra che distrugge la terra e limita la distribuzione del cibo. Siamo tutti a rischio di divenire ingrati e rapinatori; ingrati ed ingiusti. E questo rispetto alla creazione, alla società umana e a Dio”.

In che modo la semplice nostra azione che portiamo avanti in quanto parrocchia, associazione o movimento, ufficio pastorale può sviluppare una cultura meno violenta, meno guerrafondaia e più aperta alla pace?